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venerdì 24 aprile 2020

CONGIUNZIONI PARTICOLARI

Ciao a tutti, come va?

Ieri era la Giornata Mondiale del Libro, e per almeno 13 regioni italiane è stato possibile festeggiare l'evento direttamente nelle librerie appena riaperte, anche se - come spesso accade in questi casi - è sempre molto difficile capire se la suddetta riapertura sia stata in qualche modo travisata. Nel senso che la riapertura delle "cartolibrerie" in senso lato era stata prevista anche e soprattutto per venire incontro alle esigenze degli studenti e degli insegnanti, e in particolare per quelli che abitano in piccoli centri privi di ipermercati... E se poi, per una questione burocratica, nella riapertura sono rientrate anche le librerie vere e proprie e le fumetterie (che rientrano nella categoria commerciale delle librerie), si è trattato più di un effetto collaterale che altro. Anche se ovviamente è stato visto con un certo entusiasmo da chi aveva bisogno di un nuovo motivo valido per uscire di casa.

Anche se poi, se da una parte è abbastanza facile giustificare come necessità il viaggio in cartoleria, è un po' più complicato giustificare la necessità di andare in liberia per gli abitanti di una nazione in cui fino all'anno scorso il 60% della popolazione leggeva un libro all'anno (CLICCATE QUI)... D'altra parte non è difficile supporre che, se nei primi giorni della quarantena gli italiani si sono trasformati in un popolo di runners, adesso siano più che felici di trasformarsi in un popolo di voraci lettori (CLICCATE QUI). Perlomeno fino a quando non inizieranno a riaprire le altre attività commerciali e gli spazi pubblici come i parchi. A quel punto bisognerà vedere se, nel clima di crisi economica generalizzata, le librerie saranno ancora così frequentate... Anche perchè, in caso non ve ne foste accorti, a cavallo della pandemia ha iniziato ad essere applicata la nuova legge che fissa gli sconti promozionali per i libri (e quindi anche dei prodotti editoriali venduti in fumetteria) ad un massimo del 5% sul prezzo di copertina... Nel 2011 era stata fatta una legge che fissava lo sconto massimo al 15%, ma se il suo scopo era quello di incentivare l'editoria, considerando che dal 2011 a oggi i lettori sono diminiuiti (CLICCATE QUI), forse non si è rivelata esattamente un'idea geniale... Quindi, con un'ulteriore riduzione degli sconti, ho il vago sospetto che le cose non miglioreranno...

E visto che, già in situazioni di normalità, l'acquisto dei libri viene influenzato dalla situazione economica in generale (CLICCATE QUI), è altamente probabile che i contraccolpi di quello che si sta verificando in questo periodo non tarderanno a farsi sentire. Soprattutto a fronte di sconti più ridotti, in particolare per quel che riguarda le edizioni di prestigio. Una tipologia di prodotto che sta iniziando a dilagare in maniera preoccupante anche nel mondo del fumetto, che si sta allontanando sempre di più dalla sua vocazione di intrattenimento popolare per tutte le tasche. E infatti in Italia abbiamo già una casa editrice che sta iniziando a dare la possibilità di acquistare i suoi fumetti... A RATE!

Ebbene sì... Perlomeno Nicola Pesce Editore (per gli amici NPE) ha iniziato a proporre questa innovativa formula di acquisto per chi volesse pagare in tre comode rate mensili gli acquisti fatti dal suo sito... E questo non si applica solo ai volumi più costosi, ma a tutto il suo catalogo. Per maggiori informazioni, o per semplice curiosità, potete CLICCARE QUI. L'idea in quanto tale non è malvagia, e sono abbastanza sicuro che prima o poi verrà anche copiata, però il fatto che si sia arrivato a proporre un pagamento rateizzato per dei fumetti direi che la dice lunga sulla deriva che sta prendendo tutta la faccenda... Nel senso che invece di pensare a come produrre e distribuire fumetti per tutte le tasche si stanno cambiando le formule di pagamento per fumetti sempre più costosi... E qualcosa mi dice che questa strada, che indubbiamente risulta la più facile e la meno rischiosa in termine di investimento, diventerà una di quelle su cui punterà di più il settore nel prossimo futuro... Per quanto l'idea di acquistare dei fumetti a rate sia qualcosa di molto simile a un ossimoro. visto che sono una forma di lettura nata proprio come alternativa economica e popolare ai classici libri... Con tutta la conseguente ostilità da parte di insegnanti ed educatori, che in passato procurarono a questi prodotti editoriali parecchi guai...

Il fatto che dei fumetti vengano fatti pagare a rate, per giunta con dei sistemi di pagamento che non sono gestibili direttamente da dei minorenni, la dice lunga anche sulla piega che stanno prendendo gli eventi... E sul fatto che nel giro di tre o quattro decenni il settore fumettistico sia passato dalle mani di imprenditori più o meno onesti, che cercavano di rinnovare sempre il loro parco lettori, ad un esercito di editors che sono prima di tutto appassionati (e in buona parte dei casi ex fanzinari degli anni 80 e 90) che prendono se stessi come target di riferimento, a discapito del ricambio generazionale e dell'avvicinamento di un pubblico che - magari - non è interessato a spendere metà del proprio stipendio in fumetteria... Anche perchè, tecnicamente, i giovani e giovanissimi non hanno nemmeno uno stipendio, ma - se tutto va bene - una paghetta che devono gestire considerando anche le ricariche del cellulare (perlomeno dalla fine degli anni Novanta), la gestione del loro computer personale e mille altre piccole spese... Che una volta non c'erano, così come una volta non c'erano mille alternative GRATUITE per occupare il tempo libero...

Tutte cose che, ovviamente, un editor di 40/50/60 anni che proviene dal mondo degli appasisonati degli anni 70/80/90 fa molta fatica a prendere in considerazione. E in questo scenario, già terribilmente compromesso è arrivata anche una pandemia... Che probabilmente farà sentire le sue ripercussioni ANCHE sulle abitudini dei più giovani per gli anni a venire. E questo, effettivamente, mi porta ad alcune riflessioni che - tecnicamente - sono molto banali, ma che sono abbastanza sicuro che NON verranno prese in considerazione da nessuno. Nel senso che questa pandemia, paradossalmente, potrebbe anche essere letta come un'opportunità per il mondo del fumetto, a patto di vederla senza filtri e paraocchi. E avendo alle spalle una buona conoscenza della storia del media fumetto e delle sue forme di fruizione...

Nel senso che ormai è certo che  si prospetteranno un impoverimento generale e una limitazione degli spostamenti di tutti quanti (perlomeno fino alla fine dell'anno), compresi quelli dei giovani e giovanissimi (che NON potranno più andare a scuola, o in vacanza, e non potranno nemmeno ritrovarsi in comitiva per andare in giro liberamente o per fare sport di squadra)... Inoltre non ci sarà nemmeno la possibilità di condividere gli spazi in auto per ammortizzare le spese, una volta maggiorenni e patentati, e anche la fruizione degli spazi comuni andrà sicuramente rivista. In ogni caso se ne deduce che un qualche editore lungimirante potrebbe anche iniziare a pensare che, guardando al rovescio della medaglia, questa sarebbe la buona occasione per provare a rilanciare il fumetto in senso lato, e non inteso solo come un prodotto per collezionisti maturi. Nel senso che questo momento potrebbe anche essere quello buono per iniziare a progettare - VELOCEMENTE - dei prodotti editoriali supereconomici, su supporti poveri (e con disegni e colori - sempre che ci siano - STUDIATI per rendere bene su supporti poveri, e non su carte superpatinate, ad esempio) e iniziando a pensare di trattare temi e raccontare storie in cui EFFETTIVAMENTE si possa identificare il pubblico di oggi... Che, oltretututto, sta vivendo proprio quel genere di situazione che una volta si vedeva solo nei fumetti...

Ovviamente il prerequisito essenziale per portare avanti un'operazione del genere sarebbe innanzitutto procedere con un bel bagno di umiltà... Cosa difficilissima per chi - detto molto francamente - negli ultimi anni ha intrapreso la carriera di editore o di autore anche e soprattutto per gratificare il proprio ego. Qui si parlerebbe di lettura di evasione, magari ben riuscita, ma senza tutte quelle aspirazioni/derive autoriali che - negli ultimi tempi - sono diventate il tratto distintivo della produzione fumettistica del nostro Paese. E soprattutto senza tutti quei vincoli che, per un motivo o per l'altro, finiscono per tenere lontano il pubblico occasionale, e in particolare quello dei più giovani. Questa rivoluzione, ovviamente, implicherebbe anche tutta una serie di procedure di emergenza, un rinnovo drastico del parco autori e delle idee, un cambio di scaletta nel piano editoriale a tempo di record e un investimento importante anche in termini economici... Tutte cose che TEORICAMENTE sarebbero possibili, ma che - sono pronto a scommetterci - nessuno sta prendendo seriamente in considerazione... Perchè. come si diceva sopra, ormai l'editoria a fumetti italiana è gestita da persone che devono costantemente mediare il conflitto fra il loro spirito imprenditoriale (sempre che ne abbiano uno) e il loro essere fondamentalmente appassionati/collezionisti di fumetti che, facilmente, ora come ora aborrirebbero l'idea di un fumetto popolare a basso prezzo pensato per una generazione di lettori con cui ormai non hanno più niente in comune...

Giusto per fare un esempio: la Disney ha da poco inserito nella nuova season della serie Duck Tales una famiglia omogenitoriale composta da due papà: una situazione con cui magari non tutti i bambini hanno avuto modo di confrontarsi direttamente, ma che ormai è qualcosa di relativamente diffuso e comunque tende ad essere socialmente accettato, anche perchè in buona parte del mondo occidentale  non è illegale costituire famiglie omogenitoriali (anche perchè non si parla necessariamente di famiglie che si creano tramite la maternità surrogata, che in Italia non è consentita)... Una situazione di cui, comunque, i giovani possono ritrovarsi a parlare e che in qualche modo fa parte della realtà dei loro tempi. Però, al momento, l'argomento è considerato abbastanza spinoso (e da presentare il meno possibile) anche nei fumetti italiani che si rivolgono ad un pubblico adulto... E probabilmente a nessun editore italiano verrebbe in mente di trattarlostabilmente in un ipotetico fumetto per bambini, men che meno se dovesse essere un prodotto a basso costo per rilanciare la lettura dei fumetti fra i giovani in questo momento di crisi. E questo esempio, già da solo, basterebbe a far capire quali sono i limiti dell'editoria italiana a fumetti oggi...

E ovviamente questa è solo la punta dell'iceberg. Ad ogni modo il succo del discorso è che, a ben guardare, la situazione attuale, con tutte le sue difficoltà, potrebbe anche rappresentare un'opportunità su cui varrebbe la pena investire risorse ed energie. In parte perchè si tratta di una congiunzione molto particolare, e in parte perchè con la crisi economica che si acuirà da qui a un po', non è affatto detto che di saranno ancora i mezzi per poter sfruttare l'occasione. E se questa volta si perderà il treno non saprei proprio dire se e quando se ne presenterà un altro.

Eppure, anche la situazione è quella che è da un paio di mesi, sotto questo punto di vista tutto tace... Anche perchè ormai produrre fumetti è diventato qualcosa che, perlomeno in Italia, non è più pensato per dare delle risposte pronte a situazioni di emergenza. Spesso le storie pubblicate oggi sono state messe in cantiere da almeno un anno e le nuove proposte vedono la luce dopo anni di valutazioni e prove. Le formule editoriali di oggi non sono pensate per creare fumetti realizzati un mese prima, o storie brevi che potrebbero essere realizzate e pubblicate nel giro di due o tre settimane al massimo, e probabilmente anche questo - in un periodo come quello attuale - rende le cose ancora più complicate.

Eppure vale davvero la pena di continuare a portare avanti tutto nello stesso modo di prima, e come se niente fosse successo?
Cosa potrebbe succedere da qui a un paio d'anni se non si valutassero tutte le implicazioni della situazione attuale?

Staremo a vedere.

Alla prossima.

lunedì 20 aprile 2020

QUANDO I GABBIANI VOLAVANO ALTO...

Ciao a tutti, come va?

Fa un po' strano dover aggiornare questo blog continuando a prendere spunto da quello che sta succedendo in questo periodo, ma direi che è inevitabile. Anche perchè in un modo o nell'altro finisce per avere a che fare con quello di cui mi occupo qui.

Ad esempio: il fatto che il virus abbia contagiato e consegnato ad una morte prematura lo scrittore cileno Luis Sepúlveda ha riportato all'attenzione generale il lungomentraggio italiano tratto dal suo romanzo "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", che nel 1998 andò benissimo nei cinema di tutto il mondo. All'epoca si parlò di un vero e proprio "caso" che prometteva di far rinascere il cinema di animazione italiano, che negli anni successivi beneficiò anche di numerosi finanziamenti... Senza però approdare a nulla. E la sequela di flop che seguirono a "La Gabbianella e il Gatto", probabilmente, determinò anche a una sua prematura rimozione dai palinsensti televisivi... Che in seguito hanno preferito riproporre a getto continuo i classici di Walt Disney. Anche perchè i temi di quel fim - che forse erano stati anche alla base del suo grande successo - col tempo avevano iniziato a diventare abbastanza "scomodi"...

Dopotutto si parlava di un gatto, maschio, di nome Zorba, che accetta di covare un uovo di gabbiano e di allevare come una figlia la gabbianella che ne viene fuori, con l'aiuto di altri tre papà felini e di un "fratellino" adottivo. Inutile dire che un film del genere, nell'Italia di oggi, non verrebbe mai ne prodotto ne distribuito. E forse, a pensarci bene, non deve essere stato proprio un caso se i film di animazione italiani che sono arrivati negli anni immediatamente successivi, tentando di bissarne il successo, abbiano perlopiù puntato su tutta una serie di tranquillizzanti e innoqui stereotipi legati a una certa cultura italiana molto tradizionale.... Pizze (Totò Sapore), presepi (Opopomoz), opere liriche (Aida degli Alberi) e quant'altro, piazzandoci magari qualche noto cantante italiano nella colonna sonora (Gianna Nannini per Momo o Lucio Dalla per Pinocchio, ad esempio)... A patto che non venissero più toccate determinate tematiche sociali o di attualità... Tant'è che le uniche cose interessanti che si sono viste di recente si sono viste nell'ambito dei film di animazione d'autore (Gatta Cenerentola), che però non si rivolgono al grande pubblico, e men che meno ai bambini.
Ad ogni modo, vista la sequela di flop, il cinema d'animazione italiano per il grande pubblico - con tutti i suoi nomi di punta - aveva finito per puntare più che altro sulle coproduzioni straniere, che bene o male puntavano ad un modesto margine di rientro a fronte di un investimento relativo, ma poi la straordinaria capacità italiana di non capire (o di non voler capire) cosa può interessare al grande pubblico di oggi ha di nuovo preso il sopravvento, e così siamo arrivati al gigantesco flop de "La famosa invasione degli orsi in Sicilia", che ha addirittura determinato il fallimento dello studio di animazione francese che lo aveva materialmente realizzato...

La storia di questo film è abbastanza interessante, visto che mette in primo piano un certo modo di ragionare tipico anche dell'editoria a fumetti e dell'intrattenimento italiano in generale. Come si legge nell'intervista che trovate CLICCANDO QUI, la bella idea di realizzare questo film è venuta a Lorenzo Mattotti, un fumettista e illustratore molto apprezzato in Francia, che aveva alle spalle anche la caratterizzazione grafica del film su Pinocchio coprodotto da Italia/Francia/Belgio/Lussemburgo nel 2012, con un discreto riscontro di pubblico... Anche se in quel caso sarebbe stato interessante capire fino a che punto sia stato determinante il contributo di Lorenzo Mattotti, e fino a che punto l'interesse del pubblico fosse dovuto all'abile regia di Enzo D'Alò o al fatto che Pinocchio è un personaggio ancora molto conosciuto.

Fatto sta che, probabilmente reduce da quell'esperienza positiva, Lorenzo Mattotti ha cercato dei produttori per mettere assieme gli 11 milioni di euro necessari per realizzare un film di animazione ispirato a un racconto comparso a puntate sul Corriere dei Piccoli del 1945, e diretto da lui stesso... Senza nulla togliere a Dino Buzzati e al messaggio del suo racconto, e senza mettere in dubbio la fama di cui gode Lorenzo Mattotti, la domanda che sorge spontanea è come sia stato possibile investire 11 milioni di euro nel progetto di un film di animazione (presumibilmente per famiglie) ideato da un fumettista/illustratore nato nel 1954 che voleva dare corpo a un racconto che lo aveva conquistato quando era bambino, ma che era totalmente avulso dall'immaginario (anche visivo) dei bambini prossimi al 2020... Tantopiù che parliamo di un autore, Lorenzo Mattotti,  che ha sempre avuto una certa propensione per un'estetica visionaria e molto personale, e che per giunta non aveva mai diretto un film di animazione... E infatti ha finito per portare al cinema qualcosa che, inevitabilmente, risultava astruso per la maggior parte del pubblico di oggi... Tant'è che ha finito per incassare meno di un terzo dei soldi che sono stati necessari per produrlo (CLICCATE QUI).

E tutto perchè, ancora una volta, qualcuno ha pensato che quello che ha fatto presa sulla sua infanzia avrebbe sicuramente fatto presa su chi è bambino oggi... Che poi è lo stesso ragionamento che, ormai, detta legge nel fumetto italiano, anche perchè è un ottimo pretesto per evitare di affrontare tutta una serie di argomenti e di temi che finirebbero per risultare difficili da gestire e da veicolare... Soprattutto nel clima di perenne campagna elettorale che caratterizza il nostro paese da decenni (e che a quanto pare tiene banco anche in piena pandemia).

Eppure lo stesso regista de "La Gabbianella e il Gatto" lo aveva detto e ripetuto quali erano stati i motivi che lo avevano spinto a puntare su quel progetto:


«L’idea del film mi è venuta due anni fa, dopo aver letto il libro di Sepúlveda. Non avevo ancora chiuso il libro che già riuscivo a visualizzare i disegni e le atmosfere e, in particolare, a intravedere al di là della metafora favolistica, una storia drammaticamente attuale sulla tolleranza e sul rispetto dei “diversi” [...] Da subito mi è sembrata una storia perfetta per il cinema. Così ne ho parlato con Rita Cecchi Gori e lei ne è stata entusiasta. Come lo è stato Sepúlveda, con cui abbiamo lavorato quasi a una riscrittura del racconto, sviluppando alcuni temi, focalizzando più profondamente alcuni personaggi, aggiungendo il gatto Pallino, che è la mascotte del gruppo, e anche Nina, la figlia del poeta... Mentre lavoravo alla sceneggiatura con Umberto Marino, immaginavo già le voci dei personaggi, perché mi ricordavano altri personaggi reali, del mondo dello spettacolo, che assomigliavano molto a quegli eroi di cartone» (E. D’Alò, www.lombardiaspettacolo.com/cinema).

«Mi sono incontrato più volte con Sepúlveda, a Gijòn, nelle Asturie, per esporgli i cambiamenti. Ne abbiamo discusso, trovando piena intesa. L'ambientazione nel porto di Amburgo è diventata più neutra: i personaggi si sono un po' italianizzati, soprattutto il pittoresco popolo dei gatti, che arieggiano i camalli di Genova. Abbiamo stemperato anche l'apologo ecologista, puntando, con tocco lieve e ironico, sulle incognite della diversità e dell'integrazione, di grande attualità oggi in Europa. La storia di una gabbianella salvata e allevata in un mondo felino scatena una serie di contraddizioni storiche - un gatto che cova e un uccellino che fa le fusa e miagola - da cui l'ottusa truppa dei topi trae veloci conclusioni: quegli stupidi si sono rimbambiti a furia di croccantini, è giunta l'ora di prendere il potere. [...] Mi è sempre parso pesante il modo hollywoodiano di appropriarsi delle culture altrui: Pinocchio che diventa un tirolesino, Hercules che balla il blues. La fiaba e il mito al servizio della spettacolarità, la magia vera dell'immaginazione soffocata da quella esteriore dell'effetto speciale. Le fiabe cinematografiche dovrebbero essere, prima di tutto, fiabe» (E. D’Alò, “la Repubblica”, 26.8.1998).


Sinceramente non saprei dire quali prospettive ci saranno per il cinema d'animazione italiano a questo punto, anche se sono abbastanza sicuro che nessuno vorrà guardare in faccia alla realtà, e al fatto che - molto banalmente - se si fosse continuato a seguire l'esempio de "La Gabbianella e il Gatto" le cose sarebbero andate in modo molto diverso... Anche perchè, molto banalmente, sarebbe bastato prendere in considerazione il fatto che il romanzo di Sepúlveda era stato scritto nel 1996 e il film di animazione è arrivato - a tempo di record - nel 1998, parlando di una realtà che era quella in cui viveva il pubblico di allora, e iniziando a toccare temi (come l'inclusione della diversità e le famiglie non tradizionali) che sarebbero rimasti attualissimi anche negli anni a venire... Segno evidente che al pubblico piacevano dei film di animazione di un certo tipo e con un certo approccio... Che però NON sono più stati realizzati.

Come e perchè dopo un film così riuscito (che costò 10 miliardi di lire e ne incassò il doppio solo in Italia) e con tanti livelli di lettura si sia precipitati nel qualunquismo e nell'approssimazione più totale non saprei dirlo...Forse più di qualcuno ha fiutato l'affare e ha cercato di cavalcare l'onda senza avere le competenze per farlo, finendo poi per buttare tutto alle ortiche? Forse ci si è fermati all'apparenza? Forse si è cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, perchè i produttori italiani erano talmente impreparati e sprovveduti che non avrebbero mai sganciato un euro per film di animazione che erano troppo al di là delle loro limitate competenze? Certo è che è quantomai curioso che si sia arrivati ad animare un racconto abbastanza oscuro di Dino Buzzati, mentre tanti altri classici che al giorno d'oggi potrebbero riservare delle sorprese continuano d essere ignorati... Tant'è che a tutt'ora nessuno si è mai sognato di animare "Il Giornalino di Gianburrasca", tanto per dirne una...

E se pensate che sarebbe un film di animazione noioso potete provare ad ascoltare integralmente il romanzo CLICCANDO QUI. 

Ad ogni modo penso che sia molto indicativo il fatto che per rivedere "La Gabbianella e il Gatto" in TV sia stata necessaria la tragica morte del suo autore, quando invece è evidente l'apporto educativo che avrebbe potuto avere la valorizzazione più costante di un film di animazione che spiega che ci possono essere anche famiglie adottive composte da quattro papà, che riescono a proteggere e ad allevare una figlia nel miglior modo possibile... Però la verità è che, ogni anno a Capodanno, sulla RAI vengono riproposti gli Aristogatti della Disney...

Niente di male, però sono cose che fanno riflettere.

Alla prossima.

venerdì 10 aprile 2020

SPUNTI DI ATTUALITÀ...

Ciao a tutti come va?

Che in questo periodo ci siano fumettisti più o meno famosi che cercano di fare buon viso a cattivo gioco, sfruttando la quarantena per esorcizzare la paura o per riflettere sulla situazione che ha travolto tutti quanti, non dovrebbe stupire nessuno. In Italia, giusto per citare un esempio, abbiamo Leo Ortolani che sulla sua pagina facebook (CLICCATE QUI) sta tenendo un diario  umoristico/satirico/filosofico della sua personale esperienza in quarantena. Tuttavia non è l'unico che ha avuto una simile idea, perchè in questi giorni anche Ralf Konig ha pensato di raccontare i giorni della quarantena, affidandosi però al punto di vista di Konrad e Paul, la coppia gay che ha animato alcuni dei suoi volumi di maggior successo...

Anche in questo caso si può trovare tutto sulla sua pagina facebook ufficiale (CLICCATE QUI), dove per ciascuna striscia è presente anche una traduzione in italiano (anche se purtroppo si vede che non c'è stato un vero adattamento, e con una semplice traduzione le battute e le situazioni vengono parecchio penalizzate).

Come si legge nell'intervista che potete trovare CLICCANDO QUI, in realtà lui era impegnato in progetti di tutt'altro genere, ma quando è scoppiata l'emergenza non è più riuscito a concentrarsi su quello che stava facendo come se niente fosse... E ripiegare su delle tavole che avessero dei collegamenti con la situazione attuale era diventata una specie di esigenza personale... Anche se, a quanto pare, queste strisce stanno piacendo e il suo editore gli ha già proposto di stamparne una raccolta più avanti.

In ogni caso questo piccolo fuori programma ha anche il merito di offrire un punto di vista abbastanza particolare sul periodo che stiamo attraversando, e tra l'altro sta mettendo in luce una volta di più il fatto che - mentre la grande editoria è più o meno in panne (anche per una questione di distribuzione e di vincoli di vario tipo), gli autori che riescono ad autoprodursi online - oggi - riescono a stare sul pezzo e possono essere liberi di sfruttare appieno il potenziale del linguaggio del fumetto anche in situazioni di emergenza, che magari richiedono aggiornamenti quotidiani. E possono anche riuscire nel non facile compito di raccontare quello che sta succedento con una punta di ironia... Cosa che, in un momento come questo, non guasta.

Ad ogni modo, se autori come Ralf Konig possono contare su una certa libertà creativa, nel prossimo futuro sarà molto interessante verificare quale sarà, invece, l'impatto di quello che sta accadendo sui fumetti che hanno un'ambientazione contemporanea e collegata in qualche modo al contesto reale. Fumetti come quelli MARVEL o DC Comics, o più banalmente Bonelli, che - inevitabilmente - da un certo momento in poi dovranno scegliere se inserire la tematica della pandemia oppure no all'interno dei loro universi narrativi... Anche perchè si parla di produzioni che avevano già pianificato tutta una serie di storie e percorsi narrativi che non avevano considerato elementi come il distanziamento sociale, l'uso massiccio delle mascherine o il lockdown delle grandi metropoli...  E considerando che a New York agisce buona parte dei supereroi MARVEL, giusto per dirne una, davvero non saprei dire quale piega potrebbero prendere gli eventi in questo senso...

Alla prossima.

martedì 7 aprile 2020

COSA É SUCCESSO?

Ciao a tutti, come state?

Come avrete notato ho battuto tutti i record di non-aggiornamento da quando ho inaugurato questo blog, più di dieci anni fa. Probabilmente qualcuno di voi avrà anche pensato che avevo gettato la spugna.

E invece no.

Il fatto è che dall'inizio di gennaio e fino alla metà di  febbraio mi sono ammalato, ed è stata un'influenza virale abbastanza aggressiva. Adesso le fonti ufficiali sostengono che a Piacenza non circolava il corona virus in quel periodo, ma qualunque cosa fosse mi ha stesso per un bel po'. Poi, a febbraio, sono anche rimasto travolto un una situazione un po' surreale. Diciamo che ho contribuito a risolvere un mistero nerd che si trascinava da una trentina d'anni, e cioè quello dell'interprete della prima sigla italiana dell'anime Urusei Yatsura, e - anche se la cosa è diventata un piccolo caso internazionale - mi ha messo in una situazione abbastanza sgradevole. Nella misura in cui, avendo rotto le uova nel paniere a dei personaggi sui quali preferisco non esprimermi, sono state scatenate delle shitstorm contro di me, con tanto di minacce annesse (che in qualche caso si sono anche concretizzate). E questa cosa, alla quale non ero granchè abituato, mi ha fatto ripensare molto a quello che potrebbe essere il mondo nerd italiano... E al senso che potrebbe avere rivolgersi ad un contesto in cui si annida una tale quantità di gente che - a monte - deve avere sicuramente molte situazioni irrisolte.

Così mi sono dovuto prendere una pausa per riequilibrare un po' la situazione, e per fare chiarezza con me stesso, e soprattutto per capire a chi voglio rivolgermi quando mi esprimo su internet, e con quale scopo. Poi, come tutti saprete, è scoppiata la pandemia... E siccome io mi trovo in prossimità dell'epicentro ho dovuto pensare a diverse situzioni d'emergenza, anche perchè con l'associazione di volontariato di cui faccio parte (Il Grande Colibrì) seguivo delle persone che erano entrate in una fase di particolare difficoltà, e a tutt'ora la situazione non è semplice. Quindi, siccome non riesco a fare le cose senza avere il tempo per farle bene, per un po' ho accantonato il blog.

Comunque a quella manciata di irriducibili che hanno continuato a passare di qui nella speranza di avere qualche aggiornamento faccio i complimenti per la costanza, e confermo che facevano bene a sperare. Anche perchè, nei limiti del possibile, ho intenzione di riavviare questo blog... Tantopiù che la situazione attuale - in un certo senso - si sta iniziando a legare a tutta una serie di cose di situazioni che ho analizzato per anni. E probabilmente questo diventerà particolarmente evidente da qui alla fine dell'anno, per poi diventare palese dal 2021 in poi.

Avete presente quando dicevo per per tante situazioni i nodi, prima o poi, sarebbero venuti al pettine?  Ecco... Non è da escludere che la pandemia possa rivelarsi il pettine. Un pettine con i denti molto stretti, per giunta.

Le cose da dire sono tante, e sicuramente bisognerà tornare a parlarne, ma il succo della questione è che questa pandemia cambierà molti equilibri, più o meno fragili, che si erano mantenuti nel tempo e su cui l'industria del fumetto - in particolare in Italia - pensava di poter puntare per i prossimi due o tre decenni.

In primo luogo la riserva di lettori maturi o addirittura anziani. Al di là del fatto che sembrano essere uno dei target preferiti dal virus, quando la crisi economica montante inizierà a fare sentire il suo peso, diventeranno inevitabilmente uno dei pochi appigli per i propri figli e nipoti, e per le loro famiglie. E questo sicuramente li porterà a fare dei tagli sulla spesa dedicata al fumetto. E in particolare per quel che riguarda le edizioni costose o di lusso.

Il che ci porta a una seconda considerazione: fumetterie e librerie stavano diventando il circuito privilegiato per la distribuzione dei fumetti in Italia. Durante la pandemia, e nel post pandemia, quanto potranno reggere il contraccolpo? Al momento sono chiuse, ma quando riapriranno il mercato dei costosi volumi cartonati dovrà necessariamente contrarsi, se vuole sperare di sopravvivere in qualche modo. A meno che non voglia diventare un mercato di nicchia a tutti gli effetti, triplicando i prezzi e rivolgendosi a quei pochissimi che potranno ancora permettersi di fare un certo tipo di acquisto.

E questo farà pesare tantissimo il fatto che, col tempo, si è preferito trascurare il pubblico dei bambini e dei giovani adulti (il pubblico REALE, intendo, e non quello a cui si rivolgevano prodotti pensati per chi era giovane trenta o quaranta anni fa), e in particolare quello con poco potere d'acquisto, mettendo da parte - oltretutto - anche il circuito distributivo delle edicole..  Che, guardacaso, è l'unico che può rimanere aperto e funzionante anche in caso di pandemia. Certo si possono fare ordini online, ma non è la stessa cosa, soprattutto se la pandemia incide anche sulle consegne e se non c'è la possibilità di sfogliare un fumetto prima di acquistarlo. Cosa che peraltro non si potrà più fare nemmeno nelle fiere del settore... Visto che sono tutte rimandate a data da destinarsi, e quelle più grosse, probabilmente, sono destinate a non svolgersi più per almeno un anno... Anche perchè, col tempo, molte di queste si erano trasformate in vere e proprie sagre paesane, con centinaia di migliaia di persone che si riversano per strada, ancor prima di intasare i padiglioni...

Per inciso: se non si troverà un vaccino a tempo di record o il virus non muterà repentinamente in una forma meno virulenta e aggressiva, Lucca Comics & Games 2020 non ci potrà essere in nessuna forma e maniera... Forse col tempo potrebbero riaprire le manifestazioni fumettistiche che si tengono in centri congressi in cui si possono gestire i flussi di pubblico, magari con un numero limitato di ingressi (anche se logisticamente è parecchio complicato), ma le sagre cittadine camuffate da fiere del fumetto proprio no, tantopiù se attirano persone da ogni parte del mondo. Sarebbe da irresponsabili. E comunque anche se per ottobre fosse disponibile un vaccino dovrebbe essere necessario verificare all'ingresso chi è vaccinato e chi no... E non oso pensare a cosa potrebbe accadere in termini di organizzazione... Anche perchè molto banalmente, se uno prenota il biglietto mesi prima non può sapere in che condizione si potrebbe presentare alla manifestazione...

Quindi, probabilmente, bisognerà ripensare anche a tutto il sistema di promozione (e sfruttamento economico) dell'immaginario POP... Con tutta una serie di ripercussioni che, al momento, faccio molta fatica ad ipotizzare. Dopotutto se l'interesse attorno a certi ambiti era portato avanti a livello superficiale, e veniva ravvivato periodicamente da manifestazioni di un certo tipo, sicuramente ci saranno dei contraccolpi importanti su tutto il settore. Anche perchè, col tempo, sono stati enfatizzati sempre più spesso degli aspetti che poco o niente avevano a che fare con la reale valorizzazione dell'immaginario POP in quanto tale, e con i suoi reali contenuti. Basti pensare a come, per una mera questione di opportunismo, per anni queste manifestazioni hanno scelto di ignorare i risvolti LGBT delle ultime produzioni legate all'immaginario POP.

Di conseguenza è molto probabile che, semplicemente, le fiumane di persone che intasavano le manifestazioni per passare un fine settimana diverso, volgeranno i loro interessi altrove... E quando la situazione tornerà alla normalità il panorama di queste manifestazioni potrebbe risultare molto diverso. E probabilmente andranno ripensate da cima a fondo, sempre ammesso che qualcuno abbia le capacità di farlo sul serio, ovviamente.

E sapete qual è la cosa più tragicamente ironica di tutta questa situazione? Che adesso che le edicole potrebbero avere molte più possibilità per rilanciarsi come circuito distributivo (quanti ragazzi e bambini sarebbero felici di andare in edicola pur di fare quattro passi?), le uscite presenti in edicola sono quelle che erano state pianificate PRIMA che scoppiasse la pandemia... E così se qualche under 30 adesso passasse in edicola, magari dopo anni e anni in cui se ne era stato alla larga, e gli cadesse l'occhio su Topolino che ha in copertina la versione paperizzata di Adelmo "Zucchero" Fornaciari, secondo voi che reazione potrebbe avere?
E comunque le edicole adesso hanno un reparto dedicato ai fumetti che, in molti casi, è ridotto all'osso e non presenta quasi niente che possa interessare alle nuove generazioni... E oltretutto, con le fumetterie chiuse molte cose che dovevano uscire anche in edicola non sono state distribuite per non creare una stuazione di "concorrenza sleale"...

Sono cose che fanno riflettere... Così come fa riflettere il fatto che alcuni editori hanno deciso di rendere disponibili gratuitamente, e legalmente, alcuni dei loro fumetti su varie piattaforme. Nella maggior parte dei casi si tratta di assaggini, ma in qualche caso si tratta anche di porzioni più corpose di serie storiche (perlopiù italiane)... E se da una parte è comprensibile che qualcuno voglia cogliere l'occasione per aiutare il pubblico in quarantena a passare il tempo, con l'obbiettivo - scontato - incrementare il consumo di fumetti in digitale (ma c'era bisogno di aspettare una pandemia per promuovere i fumetti online?), dall'altra viene da chiedersi quanto questa iniziativa - realizzata su due piedi - possa essere competitiva con le piattaforme dell'intrattenimento che da anni puntano ad accattivarsi le simpatie del pubblico digitalizzato. Anche perchè non tutti sono abbonati a Netflix, ma ci sono anche una quantità di piattaforme per cui non si richiede nessun abbonamento e che comunque offrono tanto intrattenimento di qualità... Oltretutto inedito.

Ovviamente fare il punto su queste cose, in un momento del genere, risulta inevitabilmente frivolo, però a pensarci bene dà la misura di quanto sia tutto interconnesso, e di come non bisognerebbe mai sottovalutare certi dettagli, perchè da un momento all'altro le prospettive possono sempre ribaltarsi.

Comunque, se da qui a qualche mese quello che ho scritto dovesse trovare conferma, è probabile che da qui a un po' molte cose cambieranno. Anche se la questione, al momento viene ancora ampiamente sottovalutata (ma questa è la norma, a quanto pare).

Di sicuro ci saranno molte di cui bisognerà tornare a parlare nel prossimo futuro.

A presto e state in casa il più possibile!