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venerdì 18 luglio 2014

UN PROBLEMA ESISTE DAVVERO...

Ciao a tutti, come va?
Anche questo venerdì finisce che devo parlare della situazione italiana... 
Forse l'universo vuole mandarmi qualche messaggio? 
Chissà... 
Quel che è certo è che oggi non parlo di una pubblicazione italiana, ma di un noto sceneggiatore che ha voluto dire la sua sul dibattito nato sulla mia pagina facebook, in relazione ai commenti che ho segnalato nel mio post di lunedì.

Molto in sintesi: sulla mia pagina facebook si era arrivati a discutere dei motivi per cui gli editori italiani di fumetti popolari si fanno problemi a trattare vari argomenti (tra cui l'omosessualità)... Se per paura, autocensura, bigottismo o mancanza di libertà di stampa in Italia, anche perchè il sempre vigile Massimo Basili (che scrive per Pride e Fumo di China) aveva citato il caso di Gianfranco Manfredi (foto sotto), a cui Bonelli "sconsigliò vivamente" di inserire nella serie Magico Vento personaggi omosessuali realmente esistiti come Oscar Wilde ed Emily Dickinson...


Fatto sta che, siccome è amico di Massimo Basili su facebook, Gianfranco Manfredi ha intercettato il suo commento e ha voluto dire la sua su tutta la questione, anche perchè è uno sceneggiatore a tutto tondo e non si occupa solo di fumetti (infatti oltre ad avere all'attivo diversi romanzi ha scritto per la TV, il cinema e il teatro).

E così Gianfranco Manfrendi scrive che:

 "E' sicuramente vero che c'è un problema di libertà di stampa e di eccessiva prudenza editoriale, però c'è anche un problema di sensibilità e di maturità del pubblico. Non vale solo per le serie a fumetti, anche per quelle televisive. Se metti un macellaio assassino in un giallo per la TV, l'associazione italiana macellai protesta. Se metti un carabiniere corrotto, vai nelle rogne. In una serie Tv che scrissi negli anni 80/90 c'era un broker ai limiti della legalità. La Borsa ci negò l'autorizzazione a girare nei locali. Ho scritto un film sulla storia di un parlamentare "trasformista". Casini, al tempo presidente della Camera, ci negò l'autorizzazione a girare a Montecitorio. In Italia manca il senso dello spettacolo che c'è in America. Si offendono tutte le categorie. E anche i singoli. Se parli di un personaggio storico, i discendenti, anche lontani, possono accusarti di averlo messo in cattiva luce. Non si può lavorare serenamente stando sempre in mezzo alle cause. Può parere strano, ma è molto più facile ottenere autorizzazioni dalla Chiesa. L'autocensura è davvero l'ultimo dei problemi. Se si ambienta una storia fuori dall'Italia ci si può permettere di tutto e di più. Appena si affronta una storia italiana, è un calvario. Non è autocensura evitare di finire martirizzati per delle stupidaggini, per colpa di una mentalità stupida, socialmente diffusa e organizzata per corporazioni. Questa è la vera palude del paese, non solo la burocrazia. Personalmente sono stato attaccato pubblicamente perché in un giallo ambientato nella provincia italiana, un tizio che aveva lo stesso cognome del mio assassino (un cognome tra l'altro diffusissimo nella valle in cui era ambientato il romanzo) si è sentito tirato in ballo e mi ha accusato di avergli dato dell'assassino. Io non sapevo nemmeno come si chiamasse il tipo. Poi ho scoperto che era il cassiere della mia banca! Cambiato banca. Subito."

Morale della favola: dopo anni in cui parlo di una situazione anomala per quel che riguarda il fumetto italiano e i suoi contenuti, finalmente c'è uno sceneggiatore di fumetti italiani che ammette che ESISTE un problema di fondo, e che riguarda i media italiani in generale...


E questo, direi, che è un segnale importante (nonchè un motivo di sollievo per me, che a volte ho avuto il dubbio di essere un po' troppo paranoico).

Il ragionamento di Gianfranco Manfredi, poi, è particolarmente valido se si parla di omosessualità, nei fumetti e nei media in generale. Sicuramente ANCHE la paura che una sua rappresentazione troppo esplicita, disinvolta o positiva possa scatenare reazioni estremamente negative nei lettori omofobi  (e nelle relative "corporazioni") e alla base delle situazioni che ho analizzato più volte in questo BLOG... Però forse anche c'è dell'altro.

Nel senso che, visto che vengono citati gli Stati Uniti, non posso fare a meno di pensare che, "senso dello spettacolo" a parte, nei fumetti e nei serial americani si possono snocciolare argomenti caldi e forti perchè se da un lato ci sono opposizioni feroci a certe "libertà", dall'altra ci sono delle contro-opposizioni ancora più feroci, nonchè una quantità di associazioni che si battono per la libertà di parola e di espressione a tutti i livelli... E se le associazioni non ci sono si creano movimenti di sensibilizzazione per ogni singolo caso (come è accaduto di recente all'Università di Charleston, per protestare contro i provvedimenti "punitivi" nei confronti di FUN HOME di Alison Bechdel)...



In Italia, purtroppo, questo non avviene, e gli editori si sentono fondamentalmente soli e indifesi quando vengono presi di mira... E d'altra parte se la libertà di parola è garantita dal primo emendamento della Costituzione americana, la Costituzione italiana la nomina solo all'art. 21. Qualcosa vorrà pur dire.

In poche parole: se Gianfranco Manfredi sostiene che gli italiani sono (anche) un popolo di bifolchi suscettibili e attacabrighe, e che fare l'editore di fumetti popolari in questo contesto è un po' come andare a lavoro cercando di attraversare un giardino privato pieno di cani da guardia pronti ad azzannarti al primo passo falso, io mi sento di aggiungere che dalle nostre parti non c'è nessuno che si prende la briga di mettere quei cani alla catena, o magari di infilargli una bella museruola... 
Magari per paura di essere morso a sua volta.


Oltretutto ambientare le storie fuori dall'Italia, in altre epoche storiche o in universi paralleli, è solo una soluzione parziale, perchè di certe cose non si può parlare nemmeno decontestualizzandole. Ad esempio: Dylan Dog vive a Londra, ma finora nessuno sceneggiatore ha osato fargli incontrare una sola coppia gay (o lesbica), men che meno sposata e men che meno con figli. Tutte situazioni che peraltro, nella Londra di oggi, hanno una crescente visibilità.... E d'altra parte Dragonero vive in un mondo fantasy in cui sembra che un incantesimo impedisca la manifestazione dell'omosessualità in tutte le sue forme, con buona pace dei tantissimi fans de IL TRONO DI SPADE (o GAME OF THRONES, se siete puristi), ad esempio, che ormai si aspettano (anche) questo genere di cose da un prodotto fantasy... E per quel che riguarda le epoche storiche basta guardare cosa è successo con UCCIDETE CARAVAGGIO!, di cui ho parlato recentemente, per capire che le cose non vanno meglio.

Tra l'altro, rileggendo l'albo con più attenzione, un vago accenno ai gusti sessuali di Caravaggio c'è. Durante un duello con un cavaliere di Malta l'artista ha la peggio e il suo avversario lo invita ad arrendersi, riferendosi con un certo disprezzo al fatto che non vale la pena che muoia per così poco, visto che ha "altre tele da imbrattare e giovinetti da sedurre"... E per tutta risposta Caravaggio gli tira una sassata.
Il punto, però, è che l'accenno viene fatto sotto forma di insulto, non per bocca del diretto interessato e comunque in un contesto particolare che lo rende estremamente ambiguo... Quel tanto che basta per non urtare la suscettibilità della "mentalità stupida, socialmente diffusa e organizzata per corporazioni" a cui allude Gianfranco Manfredi? In un fumetto italiano su Caravaggio, quindi, certe allusioni sono state ritenute tollerabili solo se presentate sotto forma di insulto?

Inquietante.

Evidentemente finchè le cose andranno avanti così la situazione non si evolverà.

O meglio: si evolverà nella misura in cui il pubblico potenziale dei fumetti italiani si rivolgerà sempre più spesso a forme di intrattenimeno più emancipate, come ad esempio i videogiochi di ultima generazione (dove, guardacaso, anche l'omosessualità viene rappresentata in modo diretto), portando gli editori tradizionali (e tradizionalisti) ad implodere dopo una lenta ed inesorabile perdita di lettori dovuta al mancato ricambio generazionale...



D'altra parte se un ragazzino di oggi può vedere davvero di tutto (nel bene e nel male) collegandosi a internet perchè dovrebbe affezionarsi a fumetti che - sempre più spesso - devono scendere a compromessi che li ingabbiano? Probabilmente un nuovo lettore si affezionerà solo se già condivide quei compromessi, e questo implica che - nel lungo periodo - un editore come la Bonelli finirà per diventare di riferimento solo per il pubblico che è già "allineato" ai compromessi sopracitati, o che è disposto a tollerarli suo malgrado, con conseguente riduzione del bacino dei lettori e relativo calo di vendite.

Quindi non ci sono scappatoie?
Se si va avanti così probabilmente no. 

Forse l'unica alternativa sarebbe cambiare rapidamente e radicalmente strategia editoriale, prima che sia troppo tardi, ma in maniera reale e non solo superficialmente, differenziandosi non solo per "generi", ma anche per impostazione narrativa e contenutistica (cosa che, ad esempio, la Bonelli non sembra intenzionata a fare più di tanto)... Magari, nel caso della Bonelli, potrebbe significare un nuovo personaggio under 30, o magari under 20, in cui i giovani lettori occasionali possano davvero identificarsi (a differenza di quanto avviene con i protagonisti di ORFANI, ad esempio, che sono "giovani" solo anagraficamente), visto che tutti i suoi mensili (a parte ORFANI, che è quel che è) hanno protagonisti sulla trentina e oltre, tutti molto self-confident, "adulti" e impostati.

E magari chi vuole dare il via a questa rivoluzione dovrebbe munirsi di un (bravo) consulente legale in grado di suggerire come tutelarsi per essere liberi di esprimere ciò che si vuole, nei limiti della legalità e in tutta sicurezza... E soprattutto che sia in grado di reagire adeguatamente ad eventuali minaccie, che poi è un po' quello che hanno fatto gli editori di manga in Italia quando hanno iniziato a scrivere su ogni albo che i loro personaggi erano tutti maggiorenni, anche quando dichiaravano il contrario, e che comunque erano solo rappresentazioni grafiche: dichiarazione grottesca, ma necessaria per uscire dall'occhio del ciclone. 

Certo però che, se davvero gli editori di fumetti italiani che non toccano certi argomenti non lo fanno solo perchè sono prevenuti, ma SOPRATTUTTO perchè sono succubi di "una mentalità stupida, socialmente diffusa e organizzata per corporazioni", la situazione è persino peggiore di quel che sembra... E forse bisognerebbe che di questa cosa si parlasse un po' di più, e non solo su un piccolo e insignificante BLOG come questo. 

In ogni caso credo che tornerò a parlarne, perchè ci sono diversi punti che vale la pena approfondire.

Alla prossima.

3 commenti:

AndreaMù ha detto...

A proposito del discorso di Manfredi, miricordo che tra la prima e la seconda stagione di Distretto di Polizia dovettero cambiare nome al personaggio gay (che in seguito subì una progressiva "eterizzazione", tra l'altro) perché un omonimo aveva minacciato querele...

Lorenzo Ridolfi ha detto...

Chi non ricorda il caso della pubblicità di un famoso amaro la cui ditta ha dovuto più volte cambiare mestiere hai protagonisti perchè ogni categoria si lamentava, e farli diventare oggi un gruppo indefinito di amici.
E' poi chiaro che oltre a questo problema di libertà di espressione in italia c'è un problema per quanto riguarda l'omosessualità maschile da parte dei maschi eterosessuali, il solo parlarne o leggerne getta un ombra di dubbio e discredito cosa che il medio maschi italiano non può sopportare e che quindi attacca violentemente, basti pensare agli insulti ricevuti da Ian Thorpe dopo il suo coming out nella pagina facebook della gazzetta dello sport, magari da quelli che prima facevano il tifo per lui quando vinceva.

☆♥ Laura Spianelli ♥☆ ha detto...

Un intervento molto, molto interessante; grazie del pezzo, seguirò gli aggiornamenti con interesse.